Tabita, Liberare i corpi da stereotipi e paure. Il Covid non ci ferma

Tabita, Liberare i corpi da stereotipi e paure. Il Covid non ci ferma

Per il direttore artistico del Giacinto festival – nature lgbt, oggi non possiamo lasciare indietro nessuno “perché dove non arriva lo Stato arriva la mafia”

Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Abbiamo raggiunto il vulcanico Luigi Tabita, attore, sindacalista e attivista, ideatore e direttore artistico del Giacinto festival-nature lgbt+ che dal 2015 ospita a Noto (SR) una due giorni di informazione e cultura.

Per chi non lo conoscesse, ci racconti cosa è Giacinto Festival?

È un festival di informazione e approfondimento culturale Lgbt+. Nato nel 2015, il festival sin dalla sua prima edizione prevede due giorni di lavori durante i quali, attraverso l’utilizzo di linguaggi differenti, si raccontano le realtà e i nodi che più interessano la comunità Lgbt+, approfondendone i poliedrici aspetti e affermando la pluralità della natura – così come specificato nello stesso titolo del festival – al fine di demolire certi stereotipi, frutto di una cattiva informazione che crea solo ostilità e spesso violenza.

Il festival, patrocinato da Senato, Camera dei Deputati, Regione Sicilia e UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale), si svolge ogni anno ad agosto nella città di Noto, patrimonio dell’UNESCO e città arcobaleno.

Luigi Tabita, attore, attivista, è ideatore e coordinatore in Sicilia di molti progetti contro le discriminazioni come “Alma: educare alle differenze” rivolto alle classi della scuola secondaria di primo grado e ai loro genitori. Dal 2015 è creatore e direttore artistico del festival nazionale di informazione e approfondimento culturale “Giacinto festival-nature lgbt+

Che impatto sta avendo l’epidemia di covid19 sull’edizione in programma per quest’anno?

Il lavoro di programmazione del festival dura l’intero anno. Non appena si chiude un’edizione, subito ricominciano gli incontri con lo staff per programmare l’edizione successiva. Il festival ha degli appuntamenti di informazione anche durante l’inverno, con incontri a tema, nelle scuole e all’interno del festival del libro per ragazzi “Vola Libro”; Insomma non ci fermiamo mai (ride).

Luigi Tabita al Giacinto Festival

Il programma e gli ospiti della prossima edizione erano già pronti. Avevamo annunciato anche il titolo che era il “coming out”, venire fuori non solo per manifestare il proprio orientamento sessuale ma per rivendicare il nostro pensiero e il nostro spazio. Chiaramente ora siam sospesi… Tutto è stato messo in discussione, questa crisi come ogni crisi cambia il sistema dei significati e quindi ci stiamo già interrogando rispetto a questo nuovo mondo che si prospetterà, delineando dei possibili scenari, e ripensando questa edizione sia nei contenuti che su gli strumenti da utilizzare per garantire questa sesta edizione e continuare a fare informazione.

Palermo è salita alle cronache nazionali per i saccheggi organizzati in alcuni supermercati. Disagio sociale, criminalità? Secondo te come stanno affrontando l’emergenza Palermo e la Sicilia?

Nel Sud Italia, purtroppo, ancora vi è una grossa percentuale di persone costrette a lavorare in nero e la crisi che stiamo vivendo ha evidenziato questa emergenza. Io in qualità rappresentante sindacale sono stato uno dei primi a denunciarlo, soprattutto per la mia categoria, quella dello spettacolo.

Le settimane scorse a Palermo ho avuto paura, sono stati giorni difficili in giro per le strade c’era gente disperata che chiedeva aiuto perché non riusciva a mangiare.

Lo Stato non può permettersi di lasciare indietro nessuno. Forse a fine aprile arriverà un reddito di emergenza stanziato dal Governo, me lo auguro fortemente. Lo Stato deve occuparsi anche di quelle persone che vivono di espedienti giornalieri e in nero. Lo so è brutto da leggere, soprattutto per noi che paghiamo le tasse, ma la storia ce lo insegna: bisogna pensare anche a un sussidio per garantire la tenuta sociale, altrimenti ci saranno gesti sempre più estremi.

Ma soprattutto non dobbiamo dimenticare che dove non arriva lo Stato arriva la mafia, quindi bisogna intervenire al più presto.

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?

Vivo da solo ma non me ne sto accorgendo (ride). Sono giornate pienissime di incontri (videocall) e, in quanto responsabile sindacale del dipartimento artiste e artisti SLC CGIL CT e SAI (sezione attori italiani), ho riunioni con il sindacato nazionale e con i gruppi di attori di tutta Italia ogni giorno per prendere decisioni, fare proposte da portare al Governo. Sto anche continuando la fisioterapia, tramite Skype, per un incidente di cui sono stato vittima prima della quarantena. Per il resto leggo, scrivo, progetto.

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione Lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?

Molte associazione come Arcigay Palermo stanno supplendo con degli incontri su piattaforme web. La trovo una bella idea, è un modo di esserci sempre, perché non dimentichiamo come molte giovani ragazze e ragazzi Lgbt che non hanno fatto coming out in questa quarantena sono costretti a stare a casa, spesso con famigliari omofobi e violenti. Non dobbiamo mai abbassare l’attenzione e dobbiamo esserci sempre soprattutto per loro.

Questo è anche il motivo per il quale il Giacinto festival si farà. È necessario esserci per chi ancora non ha avuto la forza e la possibilità di venir fuori ed essere sé stesso.

Come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?                                       

Alla fine di questa brutta pagina della nostra storia sono certo che ne usciremo più forti emarricchiti. Basti pensare alla rivalutazione delle competenze che quest’emergenza ha evidenziato. I medici hanno finalmente un’autorevolezza e sono spariti i no-vax. Agli insegnanti è stato riconosciuto il loro valore sociale. Abbiamo scoperto l‘utilità del lavoro a distanza, che rappresenta una necessità in questo momento, ma che deve diventare una grande opportunità, non applicabile però in tutti gli ambiti.

Infatti sulla didattica a distanza (dad) nutro delle perplessità, perché se da un lato la scuola ne ha giovato, dovendo digitalizzarsi in fretta a causa dell’emergenza, non dobbiamo dimenticare che, soprattutto nei processi educativi, bisogna mettere al centro la singola persona e la dad non lo permette. La scuola come il teatro sono esperienze di comunità, il loro senso più alto si realizza nel vivere insieme. La scuola, soprattutto per i ragazzi che vivono ai margini, è un momento di crescita e inclusione e con la dad questo è difficile da realizzare, perché non tutte le famiglie hanno un pc o una connessione a disposizione.

Ovviamente sono preoccupatissimo per il settore del turismo e spettacolo. I teatri sono stati chiusi ancor prima delle scuole. Siamo consapevoli che il nostro settore sarà quello che ripartirà per ultimo e che ci saranno grandi difficoltà. Ci vorrà tempo prima che la gente torni ad avere fiducia e scelga di tornare in un luogo chiuso e condiviso come è il teatro. Ora più che mai è diventa necessaria la coesione europea per fornire aiuti concreti ed efficaci, necessari a far ripartire il nostro Paese.

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

C’è ancora tanto da fare. Credo fortemente che bisogna continuare a lavorare ed investire sull’educazione e l’informazione partendo dalle più grandi agenzie educative ovvero scuola e famiglia. Bisogna fare un lavoro che parta dalla conoscenza del corpo, ancora imbrigliato in stereotipi e timori, ragione per la quale diventa un’arma utilizzata per renderci schiavi del sistema.

Un bacio appassionato per strada suscita scalpore, è ancora un atto rivoluzionario. La libertà di essere noi stessi, di scegliere, di autodeterminarci, passa dalla libertà dei corpi che è continuamente minata, basti pensare alle morti per bodyshaming.

Occorre inoltre insegnare ai nostri ragazzi un nuovo alfabeto delle relazioni, dove l’educazione alla sessualità e affettività, nel rispetto delle differenze di cui ciascuno è portatore, diventano temi ineludibili per costruire un futuro plurale ed inclusivo.


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