Manuela di Nardo, l’Abruzzo Pride non è annulato. Troveremo il modo di farlo
Per la vicepresidente di Jonathan – diritti in movimento e portavoce del Coordinamento Abruzzo Pride, il Pride è tutto un mondo oltre le bellissime parate
Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.
Dall’Abruzzo ci racconta la sua quarantena e come vede il prossimo futuro Manuela di Nardo, attivista di lungo corso e vicepresidente di Jonathan – diritti in movimento di Pescara e una delle portavoce del primo Abruzzo Pride che si sarebbe dovuto celebrare proprio a Pescara il prossimo giungo.
Da molti anni sei impegnata nell’associazione Jonathan di Pescara, per chi non vi conoscesse, ci puoi parlare di questa realtà, di cosa organizzate e di come sono cambiate le vostre attività in questo periodo?
Jonathan si occupa, dal 2001, della lotta per il riconoscimento dei diritti delle persone Lgbtq+ con eventi volti ad aumentare la conoscenza della nostra comunità tra la cittadinanza della nostra bella regione. Inoltre offriamo sostegno e aiuto a chi si trova in situazioni di crisi, anche attraverso una delle nostre attività principali: “l’accoglienza”. Questo è un luogo sicuro dove non esiste il giudizio, ma solo un’onesta condivisione di esperienze e pensieri.
L’emergenza di questo periodo ci ha costretti a rinunciare all’intimità emotiva che c’è nelle nostre attività principali, mantenendo un minimo di contatto attraverso i mezzi della tecnologia. Per quanto questi ci aiutino molto, e sono fondamentali in questa fase, ci mettono di fronte a molte difficoltà inaspettate. Prima fra tutte quella di guardare negli occhi una persona che con fiducia ci parla di sé.
I nostri progetti interrotti sono in una pausa costretta che ci rende impazienti, sperando di poter ricominciare presto a lavorare con grande entusiasmo.
Manuela di Nardo, 37 anni, impiegata, attualmente in cerca di nuova occupazione. Impegnata in una relazione aperta vive a Francavilla a Mare (PE)
Socia dal 2003 di Jonathan – diritti in movimento di Pescara, di cui è vicepresidente.
Negli anni ha partecipato all’organizzazione della campagna contro le IST “La Vita è Un Gioiello”, prestandovi anche il “volto”, è stata relatrice in diverse conferenze ed è impegnata nelle attività formative nelle scuole secondarie di tutto l’Abruzzo.
Attualmente è una de* portavoc* del Coordinamento Abruzzo Pride.
Quest’anno era in programma il primo Abruzzo Pride organizzato da un coordinamento di associazioni del territorio abruzzese. Che ne sarà? Tutto annullato?
Pur essendo molto cauti, e in fiduciosa attesa degli sviluppi, sappiamo che sarà difficile fare la classica parata, almeno come l’avevamo immaginata. Siamo però convinti che il grande lavoro, che ha portato un movimento incredibile nel mondo degli attivisti del nostro territorio, e il meraviglioso percorso iniziato a luglio 2019 hanno bisogno di una celebrazione.
L’incertezza generale non ci permette di pianificare qualcosa già da ora purtroppo, ma crediamo nel lavoro svolto finora e non deluderemo tutte quelle realtà e persone che ci hanno dato supporto, disponibilità e fiducia cercando di celebrare il primo Pride abruzzese in sicurezza.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, no, non è tutto annullato e speriamo di non essere gli unici a credere che il Pride sia tutto un mondo, oltre alle bellissime parate.
Tu invece come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
La vivo relativamente bene, pur vivendo sola, non soffro la solitudine bensì il non poter scegliere quando essere sola. Per quanto riguarda il mio lavoro la situazione è tragicomica: la firma di un contratto bloccata dalla quarantena mi fa essere disoccupata, al momento senza prospettive.
Le mie abitudini sono cambiate in maniera relativa, i miei affetti sono quelli che ne risentono. Casa mia è sempre stata come un focolare per me, dove la domenica ci si riuniva tutti per mangiare assieme, con la famiglia che ho scelto: i miei più cari amici. Ora cucino e mando a tutti le foto ma non è sicuramente la stessa cosa.
Sei anche vicina all’ANPI locale. Com’è stato questo 25 aprile in lockdown?
Non sono un attivista diretta dell’ANPI, anche se personalmente sono una partigiana nel cuore. Questo 25 aprile è stato stranamente bello, pur non avendo potuto onorare i partigiani di persona, i nostri amici dell’ANPI di Pescara hanno organizzato una bella maratona web durata tutto il giorno a cui hanno partecipato personalità di spicco dell’attivismo.
Anche noi come Jonathan abbiamo dato il nostro piccolo apporto parlando del solido parallelismo che c’è tra Liberazione e Pride, simboli entrambi di orgoglio e amore.
Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione Lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?
Sicuramente il concetto di luogo aggregativo dovrà cambiare, abbracciare un/a compagn* sarà impossibile e dovremo stare attent* tutt* per permetterci di tornare alla “normalità”. Probabilmente continueremo in modalità web per un po’, anche se non abbiamo certezze. Poi torneremo a condividere gli spazi in maniera rivisitata. Viaggiando di fantasia penso all’occupazione regolata di parchi e piazze, riappropriarci della città come luogo in cui poter vivere appieno sia la nostra dimensione pubblica che quella privata. Speriamo in un cambiamento sempre più in positivo nel prossimo futuro.
Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
In genere sono una persona realista, tendo a non dare per scontato mai niente e a informarmi il più possibile per essere preparata ad ogni evenienza. In questo momento tendo ad essere ottimista: dopo ogni brutta crisi c’è sempre stata una risalita, almeno a livello economico.
Per quanto riguarda il mondo dell’attivismo chi, come me, è abituato a darsi sempre tanto da fare scalpita nell’attesa di tornare a manifestare, parlare, formare e creare nuovi luoghi e occasioni di confronto positivi.
In sostanza, mi pare evidente, io sono positiva!
Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?
L’aumento delle violenze sulle donne del 75%, i casi di abuso su minori Lgbtq+ costretti a vivere con genitori omofobi subendo violenze fisiche e verbali, sono un allarme chiaro che la classe politica e la società tutta non possono ignorare. Per fortuna mi sembra che il vecchio e reterotico linguaggio patriarcale abbia stancato, trovando una risposta positiva nella società. Un esempio è il ragazzo campano costretto a vivere dai genitori nel sottoscala: è stato aiutato da tutta la comunità e ora vive ospite di un’altra famiglia.
Nonostante ciò sono ampiamente consapevole che il nostro lavoro non sarà facile. Negli ultimi anni il linguaggio nei confronti della comunità Lgbtq+ si è fatto più violento, ma a me le sfide piacciono. E allora facciamoci sotto!