Di Martino, la comunità Lgbtqi deve riconoscere le persone trans
Per l’attivista trans di Arcigay Orlando Brescia, le priorità sono l’accesso ai medicinali e il cambio di nome e documenti senza attendere anni una sentenza
Il nostro viaggio nella cominità Lgbti ai tempi del coronavirus approda oggi in una delle aree più tragicamente colpite dal covid 19, da dove abbiamo raccolto la testimonianza dell’attivista trans Andrea Di Martino, 66enne pensionato, dopo aver lavorato per anni come operatore socio sanitario, oggi è volontario della protezione civile e resiede ad Azzano Mella in provincia di Brescia.
Il suo attivismo è cominciato molti anni fa, come Rita, nell’associazione Pianeta Milk di Verona, in cui ha ricoperto cariche direttive per circa 10 anni, fino a due anni fa, quando si è trasferito a Brescia a casa della compagna Laura Bianchi. Il cambio di nome per la legge italiana è avveuto solo il 22 febbraio del 2018. Adesso fa parte del direttivo di Arcigay Orlando, dove assieme alla compagna e con l’appoggio di tutta l’associazione ha dato vita al Gruppo T.
Tu vivi in provincia di Brescia, una delle zone più duramente e tragicamente colpite dall’epidemia di coronavirus. Da volontario della Protezione Civile sei stato in prima linea nella gestione dell’emergenza. Puoi raccontarci cosa è successo e come hai affrontato queste settimane? Hai un episodio particolarmente significativo da condividere?
Sì, vivo a Brescia ma faccio parte della Protezione Civile del nostro Comune, sto aspettando che questa pandemia finisca per poter iniziare a fare anche il soccorritore presso Bassa Bresciana di Dello.
Da fine febbraio a tutt’oggi sono stato impegnato come Protezione Civile, per consegnare mascherine, pacchi alimentare ect. Poi il nostro compito è sempre vigilare sul territorio, per assicurare che si rispettino le regole.
Quel che porto dentro e che vedo tutti i giorni è la solitudine delle persone anziane, quando vai da loro anche se non ci vedono perché siamo sempre con le mascherine, ma dai nostri occhi colgono un sorriso una carezza che non puoi fare. Ecco questo mi porto dentro tutti i giorni.
Sul fronte personale invece come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiate le tue abitudini, le tue relazioni?
Sto vivendo questo momento molto serenamente perchè mi permette di aiutare gli altri, e questo mi rende anche felice. Ho dovuto impare molto con la tecnologia, per vedere i miei amici e i miei gruppi.
Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme anche sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come avete reagito nel Circolo Arcigay Orlando di cui fai parte? Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?
Dopo un primo momento di smarrimento abbiamo attivato tante videoconferenze, sia con i soci che con i gruppi proprio per non far sentire nessun* sol*.
Per la ripartenza ci stiamo organizzando per essere operativi non appena avremo il permesso di aprire, ma intanto con le videoconferenze restiamo vicino al nostro mondo.
Prima dello scoppio dell’emergenza nella comunità trans italiana era in corso un vivace confronto. Quali sono secondo te oggi le priorità per le persone transgender nel nostro Paese?
Innanzitutto sarebbe importante che la Comunità Lgbtqi+ tutta riconosca veramente il mondo T, troppo spesso trascurato, perché siamo persone che devono spesso affrontare un percorso molto più difficile di altr* all’interno della comunità stessa.
Le mie priorità per le persone trans sono una legge che ci tuteli in tutti i sensi, garantendo l’accesso (non a pagamento) ai medicinali per noi indispensabili, l’accesso agli ospedali senza le liste di attesa di 3/4 anni, e poi il riconoscimento ufficiale della nostra identità, del nostro nome senza dover aspettare una sentenza. Perché chi non si riconosce nel proprio corpo e nel nome e sesso assegnato alla nascita non riesce altrimenti ad esprimere pienamente e liberamente la propria identità.
Mi piacerebbe che in primis i genitori accettino i propri figli e le proprie figlie e non li/le caccino di casa come succede spesso ancor’oggi.
Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
Mi auguro che il mondo politico prenda coscienza delle persone e le aiuti. Non bisogna aiutare solo chi sta già bene ma bisogna aiutare più della metà degli italiani che soffrono proprio la fame. Nel nostro piccolo come Orlando diam il nostro contributo, aiutando le persone T di Brescia che non avevano da mangiare con dei pacchi di prima necessità.
In questo Paese vorrei tanto che riuscissimo ad avere un matrimonio egualitario per proteggere i nostri figli, una legge contro le discriminazione per tutt* e che i politici ci rispettassero come persone non per le etichette che ci danno, perché ripeto siamo persone come tutt*.
Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?
Per me ci sono cose molto più importanti che la liberazione sessuale, prima devono arrivare i diritti paritari per tutti e poi si potrà parlare anche della sessualità. Ogni persona può amare un’altra persona senza essere attaccato dagli altri ognuno deve essere libero, senza offendere o togliere nulla, di amare chi vuole.