Elia, l’autocertificazione per tante persone trans è stato outing forzato
Rischio di outing, paura per i continui controlli della polizia, difficoltà nel ricevere le cure necessarie e nel reperire gli ormoni aggravati dal lockdown
Oggi con AltreStorie abbiamo sentito Elia Bonci, giovane studente di lettere e filosofia alla Sapienza di Roma e scrittore che ha fatto del suo percorso di transizione un’occasione di riflessione su stereotipi e omotrasfobia trafodmarndo le personali discriminazioni subite in un progetto che, prima dell’esplosione dell’epidemia, portava in giro nelle scuole.
Ma neanche la loro chiusura e la perdita del lavoro lo hanno fatto arrendere, continuando il suo impegno sul web e attraverso la sua seguita pagina instagram, dove da tempo racconta la sua transizione, offrendo il suo supporto a chi sta vivendo la stessa esperienza.
Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
Non sto vivendo molto bene questo periodo di quarantena. Sto trovando molte difficoltà sopratutto per il mio percorso di transizione, dal momento in cui sono state sospese tutte le prestazioni mediche non ritenute urgenti e tutti i consulti psicologici.
Ho trovato difficoltà a reperire i miei medicinali e non ho avuto il supporto psicologico di cui avrei avuto bisogno. (Io e tutti i ragazzi e le ragazze nella mia situazione). Oltre a questo ho anche perso il lavoro.
Elia Bonci, 24 anni, vive in provincia di Roma e studio lettere e filosofia alla Sapienza di Roma.
Ha deciso di traformare la sua difficile esperienza e il suo percorso di transizione in motivo di impegno e di ispirazione.
Autore de “Diphylleia – solo l’amore può distruggere l’omofobia” (Caravaggio editore) e di un progetto contro omofobia e tranfobia che porta nelle scuole, racconta il suo percorso di transizione attraverso la sua seguitissima pagina Instagram.
Tu sei una persona in transizione, che come moltissime, non ha (ancora) adeguato i documenti alla sua identità sociale. Quali difficoltà aggiuntive comporta questa condizione nella vita quotidiana, in particolare con le attuali limitazioni degli spostamenti?
Non aver potuto fare il cambio dei documenti è come non esistere per certi versi. Sono invisibile e vivo sempre una condizione di ansia a disagio. Ho difficoltà a trovare un lavoro ma anche semplicemente a prendere un treno o un aereo. È successo anche che a causa di questo io sia stato rifiutato in alcuni posti di lavoro.
Le limitazioni aggiuntive per il COVID-19 hanno aumentato questi disagi. Compilare le autocertificazioni è stato sia umiliante dal punto di vista personale che frustante, sono stato sempre con la paura di essere fermato e dover stare a spiegare tutta la mai vita a qualcuno che probabilmente non era informato sul mondo trans.
Oltre a questo le autocertificazioni hanno costretto me e molti altri ragazzi trans ad un outing forzato.
A causa delle limitazioni degli spostamenti e la chiusura di scuole, e luoghi aperti al pubblico i social stanno rivestendo un ruolo molto importante in questo momento. Ci parli dei progetti che stavi portando avanti con i tuoi libri e attraverso Instagram e come sono cambiati in questa fase?
Il Covid-19 ha bloccato tutti i miei progetti, quindi sto cercando di portarli sui social, ma ovviamente non è lo stesso. Porto avanti un progetto contro omofobia e transfobia che avrei dovuto portare nelle scuole qualche giorno dopo che è stato chiuso tutto.
Il progetto si chiama “Amore in Movimento” e ha lo scopo di educare i ragazzi all’amore verso se stessi e verso gli altri.
Racconto un grave atto di transfobia che ho subito anni fa e spiego ai ragazzi come questa mostruosità terrestre si possa combattere con l’amore e con l’educazione e lo faccio tramite varia attività a cui i ragazzi partecipano attivamente (per questo amore in movimento!)
Racconto che io ho superato le bruttezze di quei giorni con i miei libri (Diphylleia – solo l’amore può distruggere l’omofobia) e spiego loco che possono farcela e che devono reagire a tutto questo.
Ho già presentato il progetto in varie città, come Latina, Eboli, Torino e Lucca.
Quali sono secondo te oggi le priorità per le persone transgender nel nostro Paese?
Sicuramente un cambio di documenti più repentino e immediato, che non lasci tutti noi ragazzi in uno stato di invisibilità per qualche anno. Credo ci sia l’esigenza di snelllire burocraticamente le pratiche e darci immediatamente i documenti che ci spettano. Non sono gli ormoni o le operazioni a renderci quello che siamo. Abbiamo bisogno anche di una legge che ci tuteli sul lavoro e ci permetta di essere assunti anche prima del cambio documenti.
Ritengo importante anche che venga chiarita la questione sui farmaci a base di testosterone e sulla loro reperibilità. Spesso i ragazzi si trovano costretti a cambiare terapia poiché i farmaci di cui hanno bisogno non sono reperibili o sono fuori produzione. Io sono in terapia da sei mesi e ho cambiato farmaco già 4 volte. Non è accettabile.
Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione Lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?
Il blocco totale degli spazi di aggregazione per le persone Lgbtq+ è stata una botta molto dura per la comunità. Moltissimi ragazzi si sono ritrovati soli, costretti a violenza continua tra le mura domestiche.
Prima del lockdown sarei dovuto andare a portare i miei progetti a Napoli, Siena, Torino e molte altre città. Nonostante questo stiamo rimandando attivi sui social e già ci stiamo organizzando per il dopo. Sicuramente andrò ad Ischia e a Bergamo.
Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
Non credo sarà un periodo facile, sopratutto per le minoranze. Come ben sappiamo spesso per il bene comune, come dicono, si sacrificano diritti ed esigenze dei più deboli o delle piccole comunità. Ci sarà una grande crisi e servirà la mobilitazione di tutti per ripartire. Con amarezza e dispiacere ho sentito molte persone intorno a me inneggiare a un ritorno della destra storica per far ripartire il Paese.
Spero soltanto che queste rimangano mere dicerie e nulla più. Sto vedendo cosa sta succedendo intorno a me alla comunità Lgbtq+ e non solo quando sale al governo un estremista e non vorrei succedesse anche qui.
Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?
Credo che siamo ad un buon punto, anche se ritengo ci sia ancora tantissima strada da fare. Sono molto attivo sui social e ho creato uno spazio dove i ragazzi (soprattutto giovanissimi) possono confrontarsi e sfogarsi e ho notato che siamo una grandissima comunità. Dobbiamo continuare a lottare, sempre con amore, e cercare di educare gli altri al nostro mondo e al rispetto della diversità.