Ballarin, Si giocherà una partita sui corpi di tutt@. Anche sui nostri
L’attivista trans ricorda come, appena ottenuti i pieni poteri, il presidente ungherese Orban, abbia promesso di rendere illegali i percorsi di transizione
Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.
Dal 2000 ha “una realzione d’amore… e odio” con l’attivismo Lgbtqi, dal 2011 coordina SpoT, lo sportello trans della storica associazione torinese Maurice LGBT, molti lo ricorderanno anche nelle fila di NoVat e come portavoce del Pride Nazionale a Roma nel 2007.
Abbiamo sentito Christian Ballarin.
Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
Immagino come molte altre persone. Dobbiamo attenerci a delle restrizioni e lo facciamo, non senza preoccupazione per il dopo. Io ho la fortuna di vivere in campagna per cui non mi sento soffocato in un appartamento, ma mi rendo conto di essere un privilegiato in questo momento. Il mio lavoro è fatto soprattutto di interazioni, di lavoro di gruppo e di scambio, per cui questa situazione mi limita molto. Proviamo a supplire con i mezzi tecnici ma è molto faticoso. Tutto è cambiato.
Faccio attivismo ormai da 20 anni (se ci penso mi sento vecchissimo), per cui le mie reti, le mie amicizie sono legate in gran parte a quel contesto, ci si tiene in contatto a distanza ma viene proprio meno quell’energia che è data da persone che si incontrano (e a volte scontrano).
Christian Ballarin, nato nel ’77 “con un altro nome e un altro corpo”, impiegato al Comune di Torino presso il Servizio LGBT, laureato al DAMS e appassionato di cinema. Impegnato nell’attivismo Lgbtqi dal 2000, dal 2011 coordina SpoT, lo sportello trans del Maurice GLBTQ di Torino.
Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?
Io posso portare l’esperienze della mia associazione, in particolare dello sportello trans che gestisco. Gli spazi fisici hanno un grande valore di riconoscimento e autoriconoscimento, soprattutto per chi cerca modelli o risposte che altrove non trova.
Questa situazione mette a dura prova tutt@ e in particolare i soggetti meno tutelati . Noi cerchiamo di dare supporto a distanza, i cellulari dell’associazione sono sempre accesi, rispondiamo a mail e facebook, ma certo non è la stessa cosa. Molte persone che vengono allo sportello hanno bisogno di qualcuno che dica loro che tutto tornerà a posto, che il loro percorso di transizione riprenderà e che andrà tutto bene… Rassicuriamo loro per rassicurare noi stess@
Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità
Non credo che andrà tutto bene. Molte persone stanno già pagando un prezzo altissimo a livello economico. Le emergenze danno la possibilità di mettere in campo misure drastiche che in contesti normali nessuno si sarebbe sognato di prendere. La domanda è se l’eccezione diventerà la regola. Credo stia a noi vigilare e attivarci in questo senso. Mi immagino che si aprirà una stagione di lotta molto intensa e spero che questa distanza fisica non ci abbia annichilito. Spero che la voglia di di riprenderci le nostre vite abbia la meglio.
Qual è oggi la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?
Quello che temo è che si riproponga il solito claim: diritti sociali vs diritti civili. Io non credo a questa narrazione. Penso che ci siano momenti favorevoli o meno per le rivendicazioni ma non ci può essere una gerarchia. Anche qui starà alla nostra capacità saper unire le lotte perchè siamo sì persone Lgbbt+ ma siamo anche persone lavoratrici, malate, immigrate, disoccupate, sottopagate, ecc…
Si giocherà una partita importante, sui corpi di tutt@ e anche sui nostri. Se pensiamo che una delle prime cose che ha fatto Orban dopo essersi preso pieni poteri è promettere di rendere illegali i percorsi di transizione, questo ci dice molto dei pericoli che stiamo correndo.