Pier Cesare Notaro, Serve una proposta di trasformazione radicale
Il Grande Colibrì ha creato una pagina di info su Covid-19 in 49 lingue. Usata in tutto il Mondo, citata dal New York Times, quasi ignorata dai media Lgbtqi italiani
Con Altrestorie abbiamo deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.
Da anni Pier Cesare Notaro con il sito di informazione e l’associazione di volontariato il Grande Colibrì si batte e si impegna fare emergere, sostenere e raccontare l’importanza delle altre differenze (etniche, nazionali, culturali, religiose, sociali, relazionali, sessuali…) che si intersecano con quelle legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Accendendo un faro su una realtà spesso ignorata ed emarginata anche all’interno della comunità Lgbtqi+. Non potevamo non sentirlo.
Vivi in una delle regioni più duramente colpite dall’epidemia di coronavirus. Come hai vissuto l’emergenza?
Il suono delle sirene è molto frequente mattina, pomeriggio, sera e notte. E non sono in una delle zone più colpite, da cui amici e conoscenti mi raccontano di aver conosciuto anche una dozzina di persone morte per il COVID-19 o per altri motivi, come il grande ritardo nell’intervento delle ambulanze, certamente non per colpa degli operatori sanitari.
È davvero lugubre vivere l’epidemia in Lombardia, dove una giunta regionale di infinita incompetenza sta portando avanti decisioni sempre più assurde.
Pier Cesare Notaro, 37 anni, vive a Lecco. formatore e insegnante di italiano per stranieri, fondatore e presidente dell’associazione di volontariato Il Grande Colibrì.
Con il Grande Colibrì da anni ti occupi della questione Lgbtqi da una prospettiva globale e interculturale, della molteplicità e convivenza delle differenze. Secondo il tuo osservatorio che impatto ha avuto e sta avendo la pandemia con le sue conseguenze sanitari e socio-economiche sulle minoranze, nella comunità Lgbtqi di chi proviene da altri paesi o diversi contesti culturali? Ci sono delle particolari criticità da attenzionare?
La comunità LGBTQIA appartenente a minoranze etniche e linguistiche vive lo stesso abbandono di tutta la popolazione immigrata. Le criticità sono davvero tante, a partire dalla mancanza di informazioni nelle diverse lingue o almeno in italiano semplificato: molte persone sono andate nel panico, anche perché le fake news circolano sui WhatsApp di chiunque… Per questo Il Grande Colibrì ha creato una pagina di informazioni in 49 lingue, che ormai viene utilizzata un po’ da tutto il mondo.
Ma se il Governo si è “dimenticato” l’importanza di dare informazioni di base alla popolazione immigrata, si è pure “dimenticato” di prendere misure davvero significative per luoghi fortemente a rischio come i centri di accoglienza, dove le persone non possono rispettare le prescrizioni di distanziamento sociale. Certamente l’opposizione avrebbe fatto molto peggio, ma dimenticarsi di una fetta della popolazione in una pandemia significa mettere a rischio tutta la popolazione…
Tra le persone dimenticate, poi, ci sono quelle, immigrate o italiane, senza un tetto: non solo non hanno più quegli introiti minimi derivanti da lavoretti super-precari o dall’elemosina, ma ora si beccano pure le multe perché sono in giro e non in isolamento. Peccato che in moltissime città non siano state pensate strutture per ospitare anche durante il giorno chi non ha una casa.
Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
Il lavoro retribuito è pochissimo e speriamo che torni dopo l’emergenza. Il lavoro di volontariato per l’associazione, invece, è stato frenetico: creare e aggiornare ogni giorno la pagina con le informazioni multilingui richiede davvero molto tempo e molte energie. Ora si è aggiunta anche una pagina multilingue dedicata alla violenza sulle donne. Insomma, le occasioni per annoiarsi sono state molte.
Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione Lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Quali conseguenze? Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?
Per la nostra associazione sono saltati i gruppi di socializzazione e formazione con le persone LGBTQIA richiedenti asilo, incontri pubblici e proiezioni di film un po’ in tutta Italia, oltre al fatto che con i nostri gruppi locali stavamo lavorando per diversi Pride che non si sa bene che fine faranno… Da un lato c’è il timore che alla ripresa saremo tutte troppo sfinite, demotivate e prese dai nostri problemi economici per portare avanti le attività, dall’altra c’è tanta voglia di lottare come e più di prima.
Tra i problemi principali credo che ci sia la sopravvivenza dei locali e dei luoghi di incontro, anche perché la crisi c’era anche prima e c’è una risposta fin troppo comoda: Grindr. Il rischio è che trionfi ancora di più l’offerta online di incontri veloci e soprattutto “discreti”. Possiamo organizzare un’orgia mentre sparecchiamo la tavola di nonna, ma la nostra sessualità diventa completamente invisibile e quindi incapace di relazionarsi con la società, di diventare spinta al cambiamento.
Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
In teoria, la pandemia ci sta mostrando quanto il benessere di ciascuna persona dipende dal benessere delle altre e quindi ci dovrebbe far capire la follia di creare società discriminanti, a qualsiasi livello, dalle nostre città al pianeta. In pratica, la pandemia aumenta la paura e la povertà in un mondo già spaventato e in cui le disuguaglianze stanno esplodendo da anni.
Insomma si sta creando un terreno sempre più fertile alle risposte semplici e disumane delle destre. Il rischio è di ritrovarci in società sempre più basata su chiusura, controllo, repressione, diffidenza, omogeneità.
Servirebbe, secondo me, una proposta radicale di trasformazione sociale ed economica, seguendo le elaborazioni che stavano già emergendo nei movimenti anti-capitalisti ed ecologisti. Poi però vedo come reagiamo a una proposta che ricorda vagamente una patrimoniale e mi sento ben poco ottimista.
Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?
Parto da un’esperienza concreta: la pagina con le informazioni sul coronavirus in 49 lingue. Ne ha parlato il New York Times e la Reuters, l’ha consigliata la Commissione Europea e l’Istituto Superiore di Sanità, la usano gruppi anarchici e missionari, scuole elementari in Italia e gruppi di profughi in Grecia, associazioni femministe in Algeria e ONG negli Stati Uniti. Tutto questo nasce da un’associazione LGBTQIA. Sai quanti siti medio-grandi della comunità ne hanno parlato? GayPost. Punto. E però si sono dedicate decine di articoli a qualsiasi dichiarazione di un certo consigliere comunale.
Ecco, credo che l’esempio mostri bene quanto il movimento, a parte qualche frangia ai margini, abbia perso completamente il senso delle priorità. Infatti, come ci mostra chiaramente quest’ultima crisi, non abbiamo niente da dire sui grandi temi dei nostri giorni. L’esplosione delle disuguaglianze sociali ed economiche? Non è affar nostro. Lo scombussolamento climatico? Qualche frasetta di circostanza in qualche documento politico. I flussi migratori? Ci basta offrire assistenza ai richiedenti asilo “della nostra parrocchia”. I rischi connessi alla virtualizzazione delle nostre vite? Siamo ancora a difendere Grindr anche se da anni si accumulano le prove che porta avanti politiche contro i suoi utenti!
Quello che spero è che non ci limiteremo a elemosinare un diritto, una legge, un finanziamento. Spero che torneremo a essere protagonisti di un’idea di trasformazione ampia della società.